Medicina. Ecco perché soffriamo il mal di schiena.

Intervista al Dottor Andrea Barbanera, neurochirurgo che opera anche sul Titano

Il dottor Andrea Barbanera è il direttore di Neurochirurgia dell’Ospedale di Alessandria. A San Marino opera e visita all’Ospedale di Stato. In carriera ha eseguito più di 6500 interventi tra patologie croniche tumorali e vascolari e patologie spinali, tumorali, traumatiche e degenerative. Gli abbiamo chiesto di parlarci delle malattie degenerative della schiena.

Dottor Barbanera, le patologie degenerative della colonna vertebrale da cosa sono causate? Perché, a un certo punto della vita, praticamente tutti soffriamo di mal di schiena?
“Occorre partire dicendo che, fisiologicamente, già dall’età di diciotto anni la schiena comincia a degenerare, sia che la si tratti bene, sia che la si tratti male. Poi, il nostro scheletro non è stato concepito per durare tanto a lungo quanto viviamo oggi. Ancora, va ricordato che l’uomo in origine era un animale che camminava a quattro zampe; con l’evoluzione, siamo passati alla postura eretta ma questo ha portato a un sovraccarico della schiena. Ecco perché, prima o poi, tutti avremo a che fare con il mal di schiena. Infine, la colonna vertebrale nasce con delle curve predefinite, ad esempio, la lordosi cervicale e lombare. Se si assumono posizioni scorrette, si va a creare del sovraccarico in alcuni punti. Questo sovraccarico, che causa dolore e conseguenti contratture muscolari”.

È consigliabile operare?
“La chirurgia deve essere sempre l’ultimo passo di un percorso che prima deve comprendere interventi farmacologici, fisioterapici, infiltrazioni… Solo se niente di tutto ciò dovesse funzionare, si dovrebbe operare. Ciò perché il mal di schiena è una malattia che richiede un approccio multidisciplinare: radiologi, fisioterapisti, fisiatri, ecc. Devono interagire con il chirurgo perché si abbia una corretta diagnosi. Quest’approccio comporta due vantaggi: la maggior parte delle persone non viene operata e chi lo sarà, arriva a quel punto dopo un percorso corretto. Infatti, operare alla schiena, anche in maniera impeccabile, non vuol dire fornire “una schiena nuova” al paziente ma eliminare il dolore. Purtoppo dopo l’intervento, si continuerà a dover rispettare limitazioni e accortezze. Una persona di settantacinque anni, dopo essersi operato, non può pensare di fare le stesse cose che faceva a trenta anni, al contrario di quanto pensano alcuni”.

Cos’è l’ernia del disco?
“È la fuoriuscita di un frammento della cartilagine intervertebrale. Arriva per un movimento sbagliato, un colpo preso, un trauma, ecc. Spesso l’ernia è asintomatica e quindi non deve essere operata anche perché in molte siyuazioni guarisce. Nel 5% dei casi in cui si abbia un dolore importante, è bene intervenire perché oggi si opera in micro neurochirurgia e l’invasività è minima”.

E cos’è la stenosi vertebrale?
“Il restringimento eccessivo del canale vertebrale, spesso causato da un’artrosi. Di solito il paziente presenta un’evidente difficoltà a camminare. Al contrario dell’ernia, il 90% dei casi è bene che venga operato perché si tratta di un problema osseo. Quindi, l’allargamento del canale è l’unica soluzione risolutiva. Anche per la stenosi si deve intervenire solo in caso di sintomi. È l’operazione alla schiena più diffusa e normalmente si affronta in età avanzata”.

di F. Semprini